Storia e tradizioni: l’abbondante raccolto del 1832 a Capracotta

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By Annibale

Sempre meravigliosi e affascinanti gli articoli di “Amici di Capracotta”. Nel caso di specie, si parla dell’abbondante raccolto del 1832 e, si intreccia, inevitabilmente con il clima

METEO CAPRACOTTA, ANNO SENZA ESTATE: nella civiltà contadina è frequente l’alternarsi di alti e bassi dovuti ad annate fruttuose e ad altre da dimenticare. Un esempio divenuto classico riguarda il 1816, passato alla storia come l’anno “senza estate”. Nelle giornate tra il 10 e l’11 aprile 1815, l’eruzione vulcanica del monte Tambora, in Indonesia, fu causa di danni enormi e di gravi lutti che interessarono anche il nostro continente: basti dire che lo stesso monte dai 4.100 metri originari passò a 2.850 dopo l’eruzione, sviluppò fino a 150 chilometri cubici di cenere e aerosol in atmosfera, causando la morte di oltre centomila persone.

SITUAZIONE METEO DEL PASSATO: il clima ne risentì al punto, che nella successiva estate del 1816, a causa delle temperature fredde e con la carenza di luce solare, ci furono ingenti perdite nei raccolti sia in Europa, sia negli Stati Uniti. Nel nostro “Libro delle Memorie”, non ci sono riferimenti all’anno in questione (sarebbe oltremodo interessante appurare se nei registri parrocchiali dell’epoca, redatti dal parroco Vincenzo Campanelli, vi siano notizie al riguardo!).

CAPRACOTTA, GRANDE RACCOLTO: Nello stesso Libro viene però segnalato quanto segue: «Nell’anno 1832 questo Comune di Capracotta ha avuto un raccolto di generi cereali assai particolare, in modo che con ogni tomolo di semina si sono avuti tomoli otto. Tale raccolto è stato generale per tutti i tenimenti di detto Comune, accoppiando a tale particolarità, anche l’altra dell’ottima qualità di detti generi».

GRANO SENATORE CAPPELLI: Sicuramente quantità e qualità permisero ai nostri avi di poter trascorrere in maniera più serena la successiva invernata, anche perché sarebbe trascorso ben più di un secolo prima della diffusione su larga scala del “grano Senatore Cappelli”, che permise raccolti più consistenti rispetto a prima e che grazie al progresso tecnologico, consentì una diminuzione della fatica fisica, dirottata (anche se non completamente) sui macchinari per uso agricolo.

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Paolo Trotta per Amici di Capracotta