Segnali di “abbiocco” dell’attività solare. Nei prossimi anni inverni più dinamici?

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By mario

Come ben sapete l’attività solare viene misurata in base al numero di macchie solari che compaiono sulla superficie solare. Se ce ne sono molte il Sole emette maggior energia nello spazio.

Il numero di macchie varia sempre ma presenta dei picchi di attività minima e massima. Un ciclo è lungo in media 11 anni ma possono registrarsi periodi anche leggermente più brevi o più lunghi. Nelle fasi in cui il sole risulta debole, come accadde ad esempio nel periodo 2007-2010 possono trascorrere anche lunghi periodi in cui non è presente nemmeno una macchia.

Ci sono buone probabilità che il calo dell’attività del vortice polare riscontrata proprio nel periodo sopra citato, possa risultare una conseguenza di un’attività solare modesta. E’ appena il caso di ricordare quanta neve cadde nell’inverno 2008-2009 e non solo sulle Alpi e quante perturbazioni transitarono sul nostro Paese con il fronte polare che praticamente raggiunse a più riprese il Mediterraneo.

Il sole del resto fornisce gran parte dell’energia che muove le dinamiche climatiche terrestri e l’influenza delle macchie solari sul clima è stata dettagliatamente documentata da uno studio del 2009 presso il National Center for Atmospheric Research (NCAR) a Boulder, Colorado.

Tali studi dimostrano come anche un piccolo aumento di attività solare influenza in maniera determinante l’area tropicale e le precipitazioni di tutto il globo terrestre.

Quando l’attività solare è più intensa si scalda la troposfera tropicale ed aumentano di forza gli alisei, inoltre i picchi di attività solare sono strettamente connessi con La Niña e Il Niño, rafforzandoli o indebolendoli. Anche il flusso di particelle cosmiche che giungono su di noi cambia in base all’attività solare.

Tali flussi, definiti come raggi cosmici, se l’attività del sole è forte vengono deviati dal vento solare e non raggiungono la Terra. E’ appena il caso di ricordare che i raggi cosmici favoriscono la formazione di nubi che hanno un effetto raffreddante sul clima, pertanto nelle fasi di scarsa attività solare raggiungono la Terra e agiscono sul clima.

Nell’ultimo trentennio l’aumento dell’attività solare ha limitato l’arrivo dei raggi cosmici, da qui l’ipotesi che almeno una parte dell’attuale riscaldamento del pianeta sia dovuta alla loro assenza. Negli ultimi anni, con l’attività solare in indebolimento, è stato registrato un incremento delle nubi basse sul Pianeta. Pensate che dal 2004 al 2011 vi sono stati oltre 820 giorni senza macchie.

I modesti segnali di risveglio dell’attività solare registrati dal 2012 al 2015, dovrebbero essere gradualmente seguiti da una nuova fase di “abbiocco”: di conseguenza il clima potrebbe raffreddarsi e gli inverni in Europa tornare più dinamici.

Un’accoppiata scarsa attività solare e Nina tra la fine del 2016 e il 2017 potrebbe favorire una lieve generale diminuzione delle temperature medie sul pianeta e magari anche un inverno migliore di quello che abbiamo vissuto quest’anno.

@Meteolive