Festa dell’Uva di Riccia: speciale meteo e storia

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By MeteoInMolise

Festa dell’Uva di Riccia: dettagli previsionali

Come anticipato sul nostro forum anche per la festa dell’uva di Riccia facciamo uno spaccato meteo come gia’ fatto per altre feste/manifestazioni (Campobasso, Jelsi, Termoli, Bagnoli del Trigno, Ururi, S.Martino in Pensilis, Isernia ecc. ecc.). La festa dell’uva si terra’ nella giornata di domenica 11 settembre presso la cittadina fortorina in provincia di Campobasso.

Previsioni: 

Mattino–>

al primissimo mattino cielo parzialmente nuvoloso con schiarite. Tendenza a rapido aumento della nuvolosità con addensamenti intensi accompagnati da precipitazioni sotto forma di rovescio e/o temporale. 

Pomeriggio–>

Ancora instabile nelle prime ore del pomeriggio con possibilità  di piovaschi sparsi ma con tendenza a cessazione della fenomenologia e locali schiarite specie in tarda serata. 

Ventilazione moderata, temperatura stazionaria e sotto la media del periodo.

In caso di stravolgimenti vi aggiorneremo al fine di servire un servizio utile ai tanti che raggiungeranno Riccia per la Festa dell’Uva

Festa dell’Uva: un po’ di storia:

L’origine della Sagra, nella quale non è escluso scorgere sopravvivenze dei riti bacchici delle feste Meditrinalia della Roma pagana, è da collocare nei primi anni Trenta. Proprio nel 1930 il regime fascista disponeva che “Feste dell’Uva” fossero svolte in tutti i comuni d’Italia. Anche a Riccia la direttiva del governo venne messa in pratica, ma non per quell’anno di cui si cantarono più i nefasti che i fasti.

POETA LOCALE SULLA FESTA DELL’UVA

Un poeta locale così infatti si esprimeva durante una maitenate, scherzoso canto augurale con accompagnamento musicale che si eseguiva la notte di San Silvestro: “Anne vécchie, anne Trente/stie fenenne finalmente,/Tu ce ha fatta passà vaie/ che ‘nze punne scurdà maie:/Tarramòte, mala annate/ c’enne tutte salutate/ pure i solde so fenute/pe ‘lli duie Banche fallute” (Anno vecchio, anno Trenta/stai finendo finalmente,/Tu ci hai fatto passare guai/che non si possono più scordare/Terremoto, cattiva annata [agricola]/ci hanno entrambi salutato/anche i soldi sono finiti/per quelle due Banche fallite). Con queste premesse ben si comprende che i festeggiamenti fossero rimandati a tempi migliori, come accadde. La prima edizione della festa si tenne infatti nel 1932 per continuare fino al 1939 quando venne interrotta dalla guerra mondiale. Alcune vecchie foto ci consegnano istanti di una celebrazione non dissimile da quelle che si svolgevano in altri luoghi del Regno. Giovanette vestite da pacchiane con cesti di vimini stracolmi di uva, carri addobbati da foglie e tralci di vite, e, immaginiamo, canti, suoni e distribuzione di vino. Un rosso locale, robusto e denso, che, come amavano ripetere gli anziani, colorava bicchieri, bocca e budella, proveniente da un vitigno ormai quasi scomparso: a saibella.

ANNI ’50

Al principio degli anni ’50 la festa, anche se mantenuta, aveva subito delle modifiche. Era ridotta, infatti, ad una semplice offerta di tipo devozionale dei prodotti viticoli fatta, ai primi di ottobre, nella chiesa del Rosario da parte dei fedeli; prodotti che, in canestri, venivano trasportati con gli asini dalle campagne. Per le strade del paese, inoltre, ragazze e ragazzi in abiti folcloristici distribuivano dell’uva. Un salto di qualità veniva compiuto soltanto alla fine degli anni ’60. Sotto la direzione di un apposito Comitato creato per l’occasione, nel quale attiva era la presenza del parroco della Chiesa del Rosario, don Ciccio Viscione, la festa veniva ripresa come un tempo, con la novità di anticiparla rispetto a quella della Madonna del Rosario. In questo modo si garantiva alla cerimonia una propria autonomia dandogli anche una specifica denominazione: “Sagra dell’Uva”. La data era fissata per la prima metà del di settembre e già dai mesi precedenti, i componenti del comitato iniziavano un’opera di sensibilizzazione, specialmente nelle campagne, per fare allestire dei carri allegorici da trainarsi con i trattori.

SFILATA FESTA DELL’UVA

La sfilata dei carri, prima molto piccoli nelle dimensioni e semplici nella fattura, poi sempre più grandi e sofisticati negli addobbi viticoli e nelle composizioni figurative, è diventata il momento centrale della festa. Tutta la cerimonia ruota intorno al “carro dell’uva”, alla sua preparazione, alla sua preminente collocazione simbolica nel rituale festivo, al suo doppio ruolo di attrazione scenica e di mezzo a cui attingere a piene mani quanto da esso viene offerto. Su di essi uomini e donne in abiti contadini mimano scene di vita e di lavoro tradizionali in ambienti agricoli e domestici abilmente ricostruiti, vengono, inoltre, messi in mostra strumenti della civiltà rurale non più in uso, si suona, si canta e, soprattutto, si cucina. Il carro si tramuta in un’arca mobile zeppa di prodotti tipici. Non viene distribuita solo uva e vino, ma ogni genere di vivande, cucinate al momento o preparate prima, dalle quali si spandono buoni odori che rimandano ai sapori di una volta.
In un’atmosfera allegra, pregna del penetrante profumo dell’uva e del vino versato, i carri percorrono le strade dell’intero centro abitato, preceduti da un corteo di gruppi folk e sbandieratori, attesi, seguiti ed inseguiti da una folla vociante che interagisce con i protagonisti della cerimonia e diventa parte integrante della cerimonia stessa.

Fonte storia sagra: http://www.sagradelluva-riccia.net/odierna2.htm