El Niño 2015: effetti fino ora accertati a livello mondiale. E poi? Il peggio è atteso per questo inverno

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By mario

Siccità, piogge torrenziali, ma anche deserti in fiore. Ma il peggio è atteso per questo inverno, quando raggiungerà la massima intensità. E per l’Italia?

El Niño ha un strana accertata abitudine: porta piogge torrenziali là dove come di deserti non piove quasi mai; viceversa  porta la siccità la dove nel semestre maggio-novembre vi dovrebbe essere la stagione della piogge.

La riprova? Ebbene il deserto di Atacama è il più siccitoso del mondo (in media 1mm all’anno). Ma con il Niño qui sono giunte piogge torrenziali e l’arido deserto si è ora trasformato in un enorme distesa di fiori variopinti, uno spettacolo mozzafiato (vedi figura in copertina).

Ma nell’Indonesia e nel Myammar  una vastità enorme di foreste tropicale stanno bruciando per la siccità, tanto che hanno ricoperto di una cappa di fumo gran parte del Sudest Asiatico

Negli Stati Uniti, la stagione dei più forti impatti di El Niño è dicembre a marzo ma qui la Calfornia ha già pagatao un duro prezzo con la siccità più terrificante degli ultimi 300 anni

 El Niño ha effetti sostanziali  anche in due regioni dell’Africa. In Africa orientale, tra cui Etiopia, Somalia, Kenya, Tanzania, Uganda, Burundi e il Ruanda,  gli effetti si avvertono tra  ottobre-dicembre, quando El Niño  con un aumento delle piogge brevi ma intense e qualche inondazione è già avvenuta in Somalia.

L’Africa del Sud, tra cui lo Zimbabwe, Botswana, Namibia, Angola, Sud Africa, Lesotho, Swaziland, e la metà meridionale del Mozambico, tende invece a divenire siccitosa in Dicembre-Febbraio durante un El Niño. A forte rischio il  Sudafrica,  che già ha sofferto molti recenti mesi siccitosi per un debole monsone oceanico. Un altro anno all’asciutto potrebbe quindi determinare seri problemi di risorse idriche

Inoltre il surriscaldamento delle acque stata stressando la famosa barriera corallina ove è in atto  uno sfiancamento dei coralli, sintomo di sofferenza dei coralli..

Inoltre El Niño tende ad esaltare il numero di uragani nel Pacifico orientale, a seguito del surriscaldamento delle acque di tali regioni che accompagna sempre gli eventi di Niña. Phil Klotzbach della Colorado State University ha  detto al riguardo “Finora questo anno, ci sono stati un totale di 21 Categoria 4 e 5 tempeste nel Pacifico settentrionale, mandando in frantumi il vecchio record di 17, fissato nel 1997 . La regione centrale del nord del Pacifico (140-180W) ha infranto i record per le tempeste tropicali (il gradino più basso prima degli uragani).

El Niño invece tende a deprimere l’attività degli uragani atlantici: appena 3 uragani tra  giugno e novembre  a fronte di una media di 6  uragani.

Questo è quello che è successo fin ora per effetto le Niño.

Cosa capiterà per l’imminenti inverno?

Come  confermato dalla maggior parte dei Centri modali esperti nel Niño,  la Scandinavia  e il Regno Unito sono a rischio di un inverno 2015/2016 molto rigido come quello del 2012. Se fosse così, è naturale pensare  che  le propaggini delle correnti fredde che raggiungeranno il Regno unito possano spingersi fino all’Italia.

Comunque, sempre sulla base del comportamento prevalente del Niño, la sua influenza sull’Inverno europeo sembra più probabile nella sonda parte della stagione.

Sarà così anche per l’Italia?

Fonte: MeteoGiuliacci